Tutorial n°19
Arriva sempre un momento per me in cui parlare di qualcosa che ho scritto diventa difficile, quasi faticoso, come se si fosse innescato una sorta di meccanismo cancella ricordi che confonde le carte in tavola e altera i pensieri.
Questo accade per qualsiasi lavoro: dall'articolo “scemo" scritto su commissione alle storie che invece mi piace raccontare e che per me hanno un senso nell'essere poste in essere, nell'essere scritte.
Cerchiamo però di mettere un po' di ordine ora.
L'idea di Bookcrossing
In realtà , come credo che accada spesso (io ipotizzo perché con certezza posso sapere solo quello che avviene nella mia testa e poi posso prestare fede ai numerosi libri e articoli che gli scrittori veri scrivono sull'argomento e poi mi posso basare sull'aneddoto di qualche amico), le idee all'inizio sono due.
Ci sono questi due ragazzini, per cominciare uno solo: quello che nella storia si chiama Nick, che mi abitano vicino (e io mi sono ri-ri-trasferita da poco) la sera porto in giro la mia adorata cagna e lo incontro: è un tipo buffo e ad Africa (la mia amica a quattro zampe) piace un bel po'. lui ha una cagnolina che si chiama nella realtà Bella( il bambino non l'ho mai saputo come si chiama) facciamo spesso il giro dell'isolato insieme incontrandoci casualmente da qualche parte lungo i marciapiedi: lui ha i capelli arancio e la maglietta degli ac/dc però ha ancora tutta la tenerezza dell'infanzia che si mescola male con l'ostentata sicurezza che usa per parlarmi. per un po non lo vedo più e poi una sera ricompare con questa ragazzina bellissima e magra e delicata che sembra possa rompersi da un momento all'altro, camminano vicini senza sfiorarsi, sono perfetti
Poi c'è il bookcrossing, l'idea di giocare su un libro e su una storia, l'idea che una storia sia libera e che rimanga libera nonostante autore e lettore (e io sono un pessimo esempio di entrambi da questo punto di vista) abbiano una terribile ansia di possesso e vogliano averla per sé, vogliano leggerci dentro la “parola ultima", chiudere ogni conversazione e tenersi ragione e interpretazione.
Il soggetto
Prendo Nick e Alice e l'idea del Bookcrossing, e le scrivo su un foglio a quadretti (rigorosamente grandi) voglio usarli nella stessa storia (non ho la più pallida idea di come fare) procedo a caso. ogni tanto ci lavoro e poi per settimane quasi mi dimentico.
Trovo improvvisamente un terzo ingrediente, procedo per associazioni: c'è una storia vera che ho letto una decina di anni prima su di un libro: è la storia di un fumettista famoso e di un suo personaggio, uno che non ha mai disegnato ma vero come lo sono Nick e Alice (e questo già su di me esercita un fascino enorme) penso a quanto la storia sia bellissima e racchiuda in sé il senso ultimo di una storia: leggerci se stessi. una storia (lo so banale ma vero) non sarà mai la stessa per nessuno. continuo a riflettere su questo personaggio (che poi sarà Jane nel fumetto mio e di Mauro Cao) a quanti anni avrebbe (e ne ha perché la persona di cui parliamo è ancora viva e nonna di tantissimi nipoti, che io sappia) a come la sua vita sia cambiata dopo essere stata il personaggio evocato e mai rappresentato di uno dei più grandi autori che ci siano stati.
Decido che sarà lei, la bambina dai capelli rossi di Schulz, il mio eroe. ora ho tutto quello che mi serve (o almeno così credo in quel momento)
Elaborazione
Scrivo il soggetto e una specie di trattamento con divisione in capitoli e tavole. lavoro con Mauro alle ambientazioni e ai personaggi: cerchiamo insieme tratto e atmosfera che diano il senso della storia che vorremmo raccontare.
Ci vuole un po' di tempo: bisogna capire quello che vogliamo comunicare e come; bisogna intenderci fra noi e poi valutare tutto con una buona dose di distacco per decidere se il tutto sia funzionale o meno alla narrazione. la casa editrice per fortuna ci lascia liberi di fare e disfare. comunque ci sono scadenze da rispettare e questa fase di “conoscenza" reciproca fra me e il disegnatore e fra noi e la storia non può durare per sempre. bisogna ad un certo punto tirare le somme e cominciare a lavorare sul serio (nel senso di produrre materiale da mostrare agli editori e non semplici schizzi o annotazioni su fogli presi a caso dalla mia scrivania). Stabiliamo diligentemente un calendario di lavoro (che alla fine rispetteremo solo come data di consegna ultima) e io inizio a sceneggiare capitolo per capitolo e lo giro a Mauro che fa gli story-board e poi ci vediamo per guardarli insieme e capire cosa non funziona nella sceneggiatura o nel disegno. correggiamo e andiamo avanti.
Sceneggiare
Quando comincio a sceneggiare è il momento peggiore di tutto il processo. non ci sono più scuse che tengano o verità infarcite da descrizioni vaghe da vendere in giro: la storia funziona o non funziona.
Ecco, la mia aveva dei buchi grandi come una casa; aveva almeno un paio di falle che nel soggetto passavano inosservate e anche nella specie di trattamento che era stato preparato all'inizio per presentare il lavoro. Mi concentro sulla struttura (anche perché non è che a questo punto possa scrivere una storia completamente diversa) e cerco di “limitare i danni": di rendere più credibili alcuni passaggi e di cambiare quello che proprio mi accorgo non possa stare in piedi.
Per la cronaca: intervengo sul finale e sul personaggio di Jane, divido in due parti l'ultimo capitolo; rinuncio (a malincuore devo ammetterlo) ad una sorta di effetto speciale che mi piaceva tanto ma che non ha veramente ragione di esistere.
Sceneggiare 2
Finita la stesura della sceneggiatura c'è il lavoro da fare (per meglio da continuare) con Mauro e poi ci sono i dialoghi da rivedere e quei piccoli dettagli che solo chi è sufficientemente distaccato dalla storia può vedere.
Per fortuna il mio amico Vanz (Luca Vanzella) ha pubblicato per la stessa casa editrice (Tunuè©) per cui uscirà il fumetto. nessuno ha nulla in contrario che lui sia il mio editor per “Bookcrossing" Vanz è un bravo sceneggiatore e anche uno che sa fare dell'ottimo editing. prende la mia storia e, in una serata ancora estiva in cui lui stava per prendere un aereo e in cui io passeggiavo per le strade di Roma semi-deserte, smonta la mia storia, un paio di personaggi e alcuni dialoghi: tutto ciò in meno di venti minuti!
Ricordo che poi l'amica con cui ero in giro mi chiese con chi avevo parlato al telefono visto l'improvviso cambio di umore credo di aver risposto Vanz e che lei abbia detto il tuo amico e che io in quel momento mi sia sentita di affermare una cosa del tipo
Ecco, sono convinta che il lavoro di editing sia importante: ti apre brutte serate e a volte ti rovina una giornata intera ma poi la tua storia diventa migliore.
La mia storia è migliorata grazie a Vanz. penso che l'editing nei fumetti sia importante almeno quanto nei libri.
Ora
Adesso la storia è finita, è stata disegnata, stampata e distribuita.
Non è più la storia che avevo in mente quel primo giorno e non è più neanche la storia che avevo in mente appena finita la sceneggiatura e neanche appena viste le prove di stampa: è proprio un'altra storia, sento che mi appartiene di meno, sento che ormai se ne va in giro per conto suo...
Bookcrossing l'ho riletto tornando in treno dalla fiera di Lucca. ero stanchissima e avevo sonno; ero su un Eurostar Firenze-Roma ed era notte... non so dire se mi sia piaciuto o no, posso dire che era appunto “diverso" e che questo mi ha sorpreso e che questo mi ha reso felice in quel viaggio di ritorno.
Non so se tutte le storie fanno questo effetto. io mi rileggo poco... il minimo indispensabile.spesso solo quando sono costretta. quello che scrivo mi crea un sottile imbarazzo... non so come definirlo-- ci penserò meglio.
Se trovo il coraggio, prima o poi, lascio una copia del fumetto nella cassetta della posta di Nick, spero di non sbagliare casa.
Luana Vergari
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