venerdì 18 luglio 2008

Tomasi: Illustrazione10

Tutorial n° 83

L'illustratore, editore e versatile disegnatore Daniele Tomasi (Debbie Dillinger, Tetro Teatro...) ci offre un prezioso Tutorial su una mirabolante illustrazione.


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Nel Giugno 2008 mi è stata richiesta una copertina che poi è non e' stata utilizzata per questioni di copyright.
La utilizzo per un breve tutorial sulle varie fasi di lavorazione, partendo dal

BOZZETTO



Quando preparo i bozzetti di una illustrazione o di una tavola a fumetti lavoro in un formato piccolo, 1/4 o 1/8 della dimensione di realizzazione, che di solito e' quasi il doppio della dimensione di stampa.

Ad esempio, se il formato di stampa e' un A4 (21x29,7 cm) il mio lavoro ha una dimensione A3 (29,7x42 cm), mentre il bozzetto puo' avere un formato A6 (circa 10x15 cm) oppure A7 (circa 7x10 cm).

In questo caso il bozzetto e' formato A5.

Lavorare in un formato piccolo consente di impostare con più semplicita' la prospettiva e le proporzioni dei protagonisti, meglio che lavorando in grandi dimensioni. Qui vanno impostati anche i giochi di luce ed ombre.

Il disegno, come vedete, non e' molto dettagliato, ed e' piu' certo nella figura sulla destra che per quella sulla sinistra, dove ci sono varie dimensioni per gli arti inferiori. Decidere quale fosse quella piu' corretta ed interessante e' stato l'ultima scelta, prima di passare al

lunedì 7 luglio 2008

Lo Bocchiaro: Vignetta Satirica

Tutorial n° 82

Giuseppe Lo Bocchiaro
, architetto di giorno, fumettista di notte, ci regala questo tutorial che mostra la nascita di una vignetta satirica a colori!

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Salve a tutti, per il mio tutorial ho scelto di parlarvi della realizzazione della vignetta pubblicata sul numero 30 di “I love Sicilia”, marzo 2008. La scelta è stata dettata dalla voglia di parlare di un lavoro leggermente più articolato delle vignette che normalmente pubblico on line sul blog Rosalio (che sono il più delle volte in bianco e nero).

Per i miei lavori da tempo ho messo da parte matite e pennelli e, a parte gli schizzi relativi alla genesi dell’idea (da fare necessariamente a mano libera e senza avere il computer davanti se no mi blocco in modo irreversibile), faccio uso di una tavoletta Wacom Graphire e delle mirabilie permesse da Photoshop. Il passaggio alla tavoletta è stato consumato con un “battesimo del fuoco” che mi piace ricordare. Ero stato da poco contattato dagli amici del Gruppo Trinacria che mi avevano commissionato una striscia de “Gli isolani” e colsi l’occasione di fare una cosa per me all’epoca particolarmente “estrema”: ovvero scansionare le matite e fare le chine direttamente in Photoshop (!). Ci è voluto ben poco per capire che avrei potuto lavorare direttamente fin dalle matite sul foglio virtuale del mio computer abbattendo uno dei miei nemici più implacabili: una pigrizia mostruosa!
Cominciando a descrivere il mio modus operandi su Photoshop voglio premettere che esso è prima di tutto il frutto della mia personalissima conoscenza del programma in questione e la conseguenza della traduzione al computer di una serie di operazioni che svolgevo prima “a mano”. Dico questo per evitare di scandalizzare i professionisti con i miei procedimenti “poco ortodossi”.
Innanzitutto ho da subito capito che una razionale organizzazione dei layer era fondamentale per non creare casini e per poter tornare sulle singole operazioni senza compromettere tutto il disegno. Specifico quindi che in ogni file tipo che utilizzo ci devono necessariamente essere i layer:

chine
ombre colore
colore
ombre (grigi)
matite

Nel riportare la lista mi sono premurato di rispettare l’ordine esatto di visualizzazione dei layer. In questo modo sopra a tutti i segni ci saranno sempre le chine e le “ombre colore” dovranno sempre essere visualizzate al di sopra del layer colore (ovvero delle cosiddette “tinte piatte”).
A questa lista di volta in volta (come nel caso che sto spiegando) si aggiungono altri livelli utili a controllare al meglio il risultato finale.
Ogni disegno inizia quindi sul layer “matite” dove, con il colore blu (e con uno spessore abbastanza sottile del pennello) traccio le masse dell’intero disegno. La scelta del blu è dettata, così come nel procedimento tradizionale, dalla necessità di avere un disegno fatto di linee facilmente distinguibili e ridisegnabili con la china di colore nero.
Il fascino della tavoletta grafica, che riproduce spessori e pressioni diverse della mano sul foglio di carta, è già tutto presente in questa prima operazione.
La definizione delle masse e la composizione dell’intero disegno è normalmente aiutata dalla possibilità di selezionare per intero il disegno e di “scalarlo” a piacimento o di selezionare alcune parti per meglio dimensionarle e proporzionarle (quante volte vi è capitato di aver disegnato un’ottimo volto ma di accorgervi che esso è troppo grande o troppo piccolo rispetto al resto del corpo?)
Sulle masse agisco poi prima “sbozzando” e poi definendo nei particolari il disegno, fino a renderlo pronto per le chine. Dato che sono io stesso a inchiostrare i miei disegni posso spesso evitare di essere troppo preciso nelle matite e di velocizzare il processo precisando i segni direttamente a china.


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